Important Forniture and Old Master Paintings - I

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Raro vaso biansato in maiolica

Cm. 19,5 h., Toscana (zona fiorentina o Montelupo), prima metà del XV secolo.
 
Questo vaso è un raro esempio di produzione gotico-toscana, databile attorno alla metà del XV secolo. Anche la foggia presenta le tipiche caratteristiche dell’orcio toscano, con corpo ovoidale, anse a nastro, base piatta e bocca ampia a basso colletto verticale. Sulle due facce del vaso si ripete l’immagine di una corona marchionale con quattro fioroni e ventaglio frontale di piume; sulla restante superficie si dispongono delle “foglie di quercia” e bacche, e sul colletto un giro di corte pennellate verticali e parallele. Sulle due anse è posto l’emblema ospedaliero della gruccia e, all’attacco inferiore delle stesse, la segnatura composta da due “asterischi”. Dipinto in blu “zaffera a rilievo”, di raffinata qualità, di bello spessore ed efficacissimo tono cupo quasi nerastro; i contorni invece sono in bruno di manganese, mentre il verde è riservato esclusivamente all’emblema dipinto sulle anse.
Per le caratteristiche tecnico-decorative questo vaso va riferito alla produzione solitamente ascritta a Giunta di Tugio, maiolicaro attivo a Firenze, in particolare ad una fornitura di molte centinaia di pezzi, contrassegnati con l’emblema della gruccia della “spezieria” dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, di cui Galeazzo Cora rintracciò i documenti di commissione, del 1431 (nota 1). Il motivo decorativo di fondo, la cosiddetta “foglia di quercia”, dipinta in “zaffera” applicata più o meno a spessore (quindi diluita o “a rilievo”), che si dispone a mo’ di tessuto pregiato preferibilmente proprio su orci biansati di varia capienza, può incorniciare un emblema araldico, un simbolo religioso, specie l’“IHS” bernardiniano, e più raramente una figura umana. Circa l’origine di tale tecnica, diffusa sulla maiolica italiana specie in area romagnola e centro-italiana, è stata avanzata l’ipotesi di una sua derivazione da prodotti vetrari bizantini. La decorazione a “foglia di quercia” dentellata invece potrebbe derivare da tipi spagnoli, e trova interessanti paralleli soprattutto con certi tessuti, effigiati in arredi e nella pittura fiorentina del primo Rinascimento.
Univoco è l’orientamento degli studiosi per quanto attiene alla datazione di opere di questa tipologia, che viene assegnata attorno alla metà del ’400, caratterizzata da fogge che anticipano le stesse che a Montelupo dalla fine del secolo in poi assumeranno di frequente una veste decorativa basata sulle “palmette persiane" (nota 2); negli stessi contesti montelupini, la tecnica della “zaffera” trova inoltre conferme attraverso testimonianze frammentarie di lavorazione (nota 3). Due importanti orci a “foglie di quercia” in “zaffera”, marcati con asterisco, si conservano nelle raccolte del Museo di Faenza (nota 4).
 
Carmen Ravanelli Guidotti
 
1) CORA, Storia della maiolica di Firenze e del contado. Secoli XIV e XV, Firenze 1973, pp. 78 e ss.
2) C. RAVANELLI GUIDOTTI, La donazione Angiolo Fanfani, Faenza 1990, pp. 20-22, 29-31.
3) F. BERTI, Il Museo della ceramica di Montelupo, catalogo, Firenze 2008, pp. 218-221.
4) C. RAVANELLI GUIDOTTI, La donazione Angiolo Fanfani, Faenza 1990, schede 3, 4, pp. 18-22.
 
 
€ 40.000 / 50.000
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fri 15 April 2016