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Mario Schifano
(Homs, 1934 - Roma, 1998)

Senza titolo, 1990-95

Pennarelli su fotografia
cm. 12x16,8

Firma al verso: [Schifano] (poco leggibile): numero 2393.

Storia
Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano;
Collezione privata

Certificato su foto Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano, con n. 2393.

Exhibitions
Arte istantanea - 3000 fotografie di Mario Schifano, Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano, 22 aprile - 19 giugno 1999. 

Mario Schifano è stato un artista, pittore e regista italiano. Insieme a Franco Angeli e Tano Festa rappresentò un punto fondamentale della Pop Art italiana ed europea. Perfettamente inserito nel panorama culturale internazionale degli anni Sessanta, era reputato un artista prolifico, esuberante ed amante della mondanità. Appassionato studioso di nuove tecniche pittoriche, fu tra i primi ad usare il computer per creare opere e riuscì a elaborare immagini dal computer e riportarle su tele emulsionate (le "tele computerizzate"). Schifano, con consuetudine pressoché giornaliera, quasi un lungo esercizio di rilettura della cronaca quotidiana praticato dalla fine degli anni Ottanta nell’arco di dieci anni, eseguiva decine di scatti fotografici, catturando, dai televisori sempre accesi di cui si circondava, un’ampia serie di immagini dai soggetti e contorni diversi. Nei giorni successivi, quasi in una sorta di scrittura automatica, ne evidenziava i contenuti e le valenze per lui più interessanti, enfatizzando così tutto ciò che già in precedenza aveva messo a fuoco tramite la fotografia. In qualità di fotografo, Mario Schifano ha avuto occasione di registrare, all’istante, qualsiasi stimolo avesse catturato la sua attenzione, attingendo a piene mani sia dal mondo reale sia dal mondo mediatico. I suoi scatti immortalavano persone, oggetti, ambienti (o loro frammenti) incontrati talvolta dal vivo, ma soprattutto sullo schermo - in entrambi i casi fagocitati dall’obiettivo – con un gesto iterato alacremente, a ritmo quasi compulsivo. Così il fotografo, non diversamente da un reporter (“inviato speciale nella realtà”, citando Achille Bonito Oliva), accumulava note, spunti, appunti – un campionario iconografico sul quale, successivamente, interveniva il pittore. Inizia dunque il dialogo tra l’immagine fotografica e il segno grafico, tra l’automatismo del mezzo meccanico e la frenesia del gesto manuale, tra l’eterogeneità dispersiva degli scatti e la sintesi cui li riconduce il colore (lacca o pennarelli che siano). Un lavoro che è stato definito il “luogo genetico e concettuale in cui provava a sperimentare incessantemente segni e colori, accostando e deformando figure e passaggi”. Ma a ben guardare è anche il luogo delle sue correzioni: uno zibaldone di immagini che non solo fornisce all’artista ispirazione e materia prima per le successive rielaborazioni – in un’ottica, appunto, di dialogo e sperimentazione – ma sul quale la sua mano, in pervicace sovrapposizione, tenta ostinatamente di imporre il dominio ultimo, l’ultima parola.
€ 450 / 600
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Photographs

thu 20 - thu 27 May 2021