Antonio Canova

(Possagno (Tv), 1757 - Venezia, 1822)

Scultura in terracotta

cm. 9 h.

Scoperta e pubblicata da Gian Lorenzo Mellini nel 1990, questa Testina di carattere attendibilmente ispirata alla testa del giovane figlio alla destra del Laocoonte nel gruppo celebre del Vaticano, rappresenta per l'altissima qualità (Mellini), a dispetto delle piccole dimensioni, una delle aggiunte più rilevanti al catalogo canoviano degli ultimi decenni. Si riporta per esteso un passo del saggio in cui Mellini presentava l'opera nella sua Canoviana del 1990, poi ripubblicata in quattro vedute, nel volume di saggi del 1999: Passando ora alla scultura, vorrei presentare una testina in terracotta, già appartenuta, a quanto mi è stato dato d'intendere, a Francesco Milizia e, comunque, ab antiquo riferita al Canova. Sembra derivare dal gruppo del Laocoonte (per l'esattezza dalla testa del figliuolo alla sua destra). L'altissima qualità e la perfetta accostabilità agli studi all'antico compiuti dallo scultore già a Venezia, testimoniati dalla copia pure in terracotta del gruppo dei Lottatori degli Uffizi (1775, Venezia, Accademia), sono elementi favorevoli all'inserimento di questo pezzo inedito nel catalogo canoviano. L'alessandrinismo nevroticamente patetico (che pare premere dall'interno i bulbi oculari e tormentare la capigliatura in una marea di frastagli) lo collega in qualche modo al problema espressivo della maschera dolorosa dell'Orfeo Falier (Venezia, Museo Correr) e al suo tempo, cioè pur sempre alla metà dell'ottavo decennio del Settecento (Mellini, 1999, p. 108).
Il riferimento di Mellini alla maschera dolorosa dell'Orfeo Falier, oltre che calzante, spiega il carattere di forte pathos che la nostra testina mostra. Si deve ancora segnalare la qualità altissima del modellato della chioma, affatto manierata, e fortemente aggettante rispetto alla superficie del cranio.
Bibliografia

G.L. Mellini, Canoviana, in Antichità viva, XXIX, 1, Firenze 1990;
G.L. Mellini, Canova. Saggi di filologia e di ermeneutica, Milano 1999, pp. 108, 198 (illustrazione di quattro vedute).