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Bruno Innocenti
(Firenze, 1906 - 1986)

Stradivaria, I, 1943

Scultura in bronzo su base in legno
cm. 82 h. (con base)

Bibliografia
Marco Fagioli, La Giuditta di Bruno Innocenti, Aión Edizioni, Firenze, 2005, p. 102, n. 21;
Marco Fagioli, L'Erinni di Bruno Innocenti. L'anima e la forma, Aión Edizioni, Firenze, 2006, p. 50, n. 15.

Esempio canonico della scultura di Bruno Innocenti tra le due guerre, e insieme opera tipica della plastica italiana del Novecento, questo nudo femminile fu chiamato dall’autore Stradivaria I, 1943, per l’analogia del corpo con la forma elegantissima dei violini del celebre liutaio. Innocenti, l’allievo più amato da Libero Andreotti e suo successore nella Cattedra di Scultura all’Istituto d’Arte di Firenze, dopo la morte del Maestro nel 1933, elaborò una immagine femminile tra le più originali, moderna e nuova rispetto a quella consueta della scultura accademica. Stradivaria I si colloca dopo le statue al naturale della Lilia, 1930, la marmorea Erinni, 1934, e la bronzea Giuditta, 1936, di quel decennio decisivo, 1930-40, in cui Innocenti si affermò non solo quale erede della lezione andreottiana ma anche come giovane maestro della nuova generazione, al pari dei quasi coetanei Marino Marini, Giacomo Manzù e Francesco Messina. Stradivaria I è una “icona” dell’ideale moderno di bellezza femminile, nel modellato sinuoso del corpo e nell’espressione “anticlassica” del volto, compagna dei ritratti coevi di F. Carena, A. Salietti, G. Vagnetti, U. Capocchini. Mentre la Giuditta e la Erinni alludevano a modelli della scultura ellenistica come l’Idolino del Museo Archeologico fiorentino e l’Arianna abbandonata dei Musei Vaticani, Stradivaria I è già tutta immersa nell’atmosfera di ideale femminile che sarà poi affermata nel secondo dopoguerra, nell’arte e nel cinema.
€ 10.000 / 15.000
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Arte Moderna - II

sat 29 May 2010
Prato