Importanti Arredi e Dipinti Antichi - I

175

Studio di Mattia Preti
(Taverna (Cz), 1613 - La Valletta, 1699)

Allegoria dei cinque Sensi

Olio su tela
cm. 198,5x266,5

L’Allegoria dei cinque Sensi qui riprodotta è conosciuta in un’altra versione, già alla Galerie Gismondi, Parigi, attribuita a Mattia Preti copia o bottega su indicazione orale di Federico Zeri, recensita nel Catalogo ragionato dei dipinti di Preti da John T. Spike al n. 404, p. 394, di cui lo studioso scrive: “La superficie dipinta appare insolitamente liscia e blanda, e il dipinto non può essere giudicato in base a una fotografia”. Il confronto tra questa versione e quella riprodotta da Spike mostra, nonostante la corrispondenza compositiva delle due, alcune varianti. La prima nella diversa stesura del cielo in alto a sinistra che appare di un blu cobalto unito in quella già Gismondi e invece segnato da nuvole cumuliformi controluce "alla veneziana" nel nostro. La seconda nella presenza di una testa femminile di profilo sullo sfondo in ombra a destra, accanto alla testa del fumatore di pipa, che sembra coronata di foglie di ulivo o di alloro. Questa testa, di difficile identificazione iconologica, potrebbe ricordare quella di una Sibilla seicentesca. La differenza tra le due tele, almeno a giudicare dalla riproduzione a colori di quella già Gismondi, sembra anche nella luce, più contrastata nella prima e più tonale nella nostra. Infine è da rilevare che il dipinto Gismondi appare decurtato sui lati, venendo così a mancare in verticale metà del braccio destro al fumatore e in basso la parte inferiore della fiaschetta, sul lato sinistro in verticale metà del volto del ragazzo che suona il piffero e parte del suonatore col corno e in alto la parte superiore della volta architettonica. Questa decurtazione limita le probabilità che la nostra tela sia una copia di quella di Parigi non essendo le parti integrate di “invenzione” ma strettamente contestuali al disegno stesso e alla composizione, che rende più probabile che la nostra sia più vicina alla composizione originale. L’ipotesi formulata nella scheda restituisce l’esemplare di Parigi alla mano autografa di Preti, “probablement exécuté pendant le cinquiéme décennie du XVIIe s.”, come opera della giovinezza di Preti quando ancora era legato al fratello Gregorio ed era ancora ben viva in lui la memoria dei modelli caravaggeschi come nelle due figure di giovani suonatori in primo piano; Riccardo Lattuada avrebbe successivamente confermato l’attribuzione a Mattia Preti. L’Allegoria dei cinque Sensi attesta una versione piuttosto rara del soggetto. La scena è composta da cinque figure allegoriche principali: da sinistra il giovane con violino, l’udito; l’uomo cieco che tocca una testa scolpita, il tatto, soggetto conosciuto nell'iconologia seicentesca come “scultore cieco” o il “cieco di Gambassi”; l’olfatto, il giovane con cappello che odora una rosa; la vista, la bella donna che si acconcia i capelli con una rosa allo specchio; il gusto, l’uomo che fuma tabacco a pipa con la fiaschetta in mano. Un regesto pur sommario dei dipinti seicenteschi su questo soggetto mette in risalto la rarità iconografica della nostra tela. Tra i dipinti del corpus di Preti classificati da Benedict Nicolson nel suo fondamentale Caravaggism in Europe, si segnala solo una Allegory of the Five Senses, altrimenti modificata anche come Concert with Fortune Teller, (Palazzo Barberini, Roma), che è molto lontana dall'“invenzione” della nostra tela sia nell’impianto che nell’uso più contrastato del chiaroscuro. Un altro esempio è dato dalla Allegory of the Five Senses, (San Marino), assegnato ad un imitatore di Manfredi, senza dubbio di un caravaggismo più ortodosso di quello del nostro. Di grande espressività sono le cinque tele di Jan Van Hobracken della Chiesa Madre di Caccamo, con le allegorie rese singolarmente e non in una tela unitaria. Il soggetto deve aver affascinato, come allegoria morale, più i caravaggisti fiamminghi che non quelli italiani come testimoniano diversi dipinti quali quello di Theodor Rombouts, (Musée des Beaux-Arts, Gand), Jan Van Bijlert, Allegoria dei Sensi (Vista, Gusto e Tatto), (Museo de Arte, Ponce) e ancora I cinque Sensi, (Landesgalerie, Hannover). Tutti i precedenti dipinti confermano l’appartenenza del tema all’area di cultura figurativa del caravaggismo e così anche la nostra tela di cui però va segnalata la peculiare soluzione allegorica del senso della “vista” nella donna che si specchia quasi da alludere a una Vanitas.
Bibliografia di riferimento:
John T. Spike, Mattia Preti. Catalogo ragionato dei dipinti, Museo Civico in Taverna, Centro Di, Firenze, 1999, p. 394, n. 404;
Benedict Nicolson, Caravaggism in Europe, Second Edition, revised and enlarged by Luisa Vertova, Allemandi, Torino, 1989, voll. II e III, nn. 306, 1029, 1316, 1340;
I cinque sensi nell’arte. Immagini del sentire, a cura di Sylvia Ferino-Padgen, Cremona, Santa Maria della Pietà, 21 settembre 1996 – 12 gennaio 1997, Cremona, Leonardo Arte, 1996.
€ 15.000 / 20.000
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ven 29 Ottobre 2021
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