Arte contro-neoavanguardie in italia

Arte contro-neoavanguardie in italia - Mostre

La mostra di fine anno di Farsettiarte a Cortina d’Ampezzo è dedicata ad alcuni tra i maggiori esponenti delle Neoavanguardie italiane.
Le Neoavanguardie in Italia: con il termine Neoavanguardie si intendono quei movimenti artistici e letterari creati dopo la seconda guerra mondiale e attivi soprattutto tra la seconda metà degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta. Il prefisso Neo li distingueva dalle avanguardie storiche dei primi decenni del Novecento, quali il Futurismo, il Cubismo, il Dadaismo o il Surrealismo.
Arte Contro: sia gli scrittori, che gli artisti erano accomunati dal rifiuto dei modelli tradizionali e dall’opposizione agli autori allora in voga, accusati di tradizionalismo provinciale, di disimpegno intellettuale e di servilismo nei confronti dei modelli di comunicazione imposti dallo sviluppo capitalista. Al contrario essi volevano recuperare lo slancio creativo e innovativo delle avanguardie storiche, alla ricerca di nuovi linguaggi e nuove forme espressive.
La letteratura: in letteratura il movimento prese le mosse dalla rivista “Il Verri”, fondata nel 1956 da Luciano Anceschi, seguita dalla pubblicazione dell’antologia “I Novissimi. Poesie per gli anni Sessanta”, del 1961 e del 1965. Nel 1963 si costituì il Gruppo ’63, che svolse per anni un efficace lavoro di organizzazione culturale. Le migliori espressioni si ebbero in poesia, ma non mancarono romanzieri di talento. Tra gli esponenti più noti del movimento è sufficiente citare Nanni Balestrini, Edoardo Sanguineti, Umberto Eco, Antonio Porta, Elio Pagliarini, Alfredo Giuliani, Giorgio Manganelli, Luigi Malerba, Germano Lombardi, Francesco Leonetti, Alberto Gozzi, Massimo Ferretti, Franco Lucentini e Amelia Rosselli.
Le arti figurative: per quanto riguarda le arti figurative, il movimento non ebbe una fisionomia omogenea e unitaria, ma si frammentò in un arcipelago di personalità individuali, che operavano in maniera autonoma. In alcuni casi gli artisti stessi, i critici o i galleristi di riferimento hanno creato dei gruppi, ma nella maggior parte gli elementi comuni erano di gran lunga inferiori alle differenze stilistiche e contenutistiche tra i singoli membri. Per comodità “classificatoria” o per una migliore visibilità commerciale i critici e i galleristi hanno sostenuto i movimenti dello Spazialismo, del Minimalismo, dell’Arte Cinetica, dell’Arte Povera, dell’Arte Concettuale, fino alla Transavanguardia e altri ancora, talvolta meteore che esaurirono la loro spinta vitale nell’arco di pochi anni. Nuove tecniche e materiali diversi: salvo rare eccezioni gli artisti, al di là dell’impegno personale, dedicarono poca attenzione al contenuto e al messaggio culturale e politico delle loro opere. Al contrario concentrarono la loro attenzione sulla forma e sulla scelta di nuove tecniche e di materiali diversi dalla tradizionale pittura a olio su tela. Per molti l’arte non era più un’abilità pratica e non si esauriva nella capacità di disegnare, colorare o modellare la materia, ma risiedeva nell’idea e nel percorso mentale che precedeva l’effettiva realizzazione concreta. Al classico quadro “da cavalletto” si contrapposero installazioni e performance in cui si utilizzavano materiali eterogenei, quali ad esempio terra, legno, ferro, stracci, plastica, scarti industriali e oggetti di recupero, portando alle estreme conseguenze la lezione dei dadaisti sull’uso dei “Ready Made”. Parlando degli esponenti dell’Arte Povera, Germano Celant sostiene che gli artisti rinunciavano a qualsiasi finzione, per presentare se stessi in quanto elementi soggetti alle forze della natura e allo scorrere del tempo, come qualsiasi altro oggetto. Per loro l’unica vera realtà era il presente da affrontare con un atteggiamento di critica verso il sistema.
Alcune opere in mostra:
Getulio Alviani, Superficie a testura vibratile, 1972, alluminio, cm 38x38
Alighiero Boetti, Una parola al vento, due parole al vento, tre parole al vento, 100 parole al vento, 1989, arazzo, cm 84x25
Alberto Burri, Bianco Cretto, (1970), acrovinilico su polistirolo, cm 15x49,5x3,2
Alberto Burri, Bianco Cretto, (1970), acrovinilico su polistirolo, cm 14x49,5x3
Enrico Castellani, Superficie bianca, 1980, acrilico su tela, cm 100x120
Pier Paolo Calzolari, Senza titolo, 1972, sale e piombo su tavola, cm 60x150,5x3
Ettore Colla, Senza titolo, assemblaggio murale di ferri di recupero, cm 221x175
Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attesa, 1966, idropittura su tela, verde, cm 55x46

Farsettiarte
Cortina, Largo delle Poste (piano rialzato)
22 DICEMBRE 2017 - 10 GENNAIO 2018

tel. 0436 860669
Orario: 10.00-13.00/16.00-19.30