DIPINTI E SCULTURE DEL XIX E XX SECOLO - II

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Vincenzo Gemito (attr. a)
(Napoli, 1852 - 1929)

Contadinella con fascio di spighe

Scultura in terracotta steccata
cm. 35 h.

Reca sulla base scritta "Gemito"; sul retro scritta "Cava 1878".

La terracotta steccata, a firma Gemito e con la data "Cava 1878", presenta caratteristiche abbastanza vicine a quelle del maestro napoletano.Il carattere ancora lirico-bozzettistico della terracotta denota che questa potrebbe appartenere al primo periodo della produzione dello scultore, quando egli ancora partecipava al clima anedottico-popolare della scultura napoletana in conflitto con il classicismo dell'accademia, definito "pre-impressionismo realistico" (Arturo Lancellotti, 1934), e che aveva interessato artisti come Francesco Paolo Michetti, le cui poche prove plastiche muovevano in quella direzione, e lo scultore "gemello" di Gemito, Costantino Barbella (1852-1925), molto vicino a Michetti. Michetti e Barbella erano allora ambedue influenzati dal D'Annunzio delle Novelle della Pescara, 1883, animato da un verismo favoloso fatto di "felici idilli maggiaioli" (Gabriele D'Annunzio, L'Illustrazione italiana, 1885).A questo clima di "felici idilli maggiaioli" si riconduce appunto questa Contadinella di Gemito, che nell'anno 1878 da Parigi, dove era andato per partecipare all'Esposizione Internazionale, era ritornato temporaneamente a Napoli in primavera (De Marinis, 1993, p. 140).In questo clima di idilli campestri si collocano altre sculture di Gemito, quali il bronzo Due bambini (Napoli, Museo di Capodimonte; De Marinis, tav. 285) con una giovinetta che canta e uno scugnizzo che suona un piffero, molto dannunziana, che "pare di udire il canto", mentre nel modellato fresco, di primo acchito, la nostra Contadinella può essere avvicinata a una terracotta raffigurante l'amata Mathilde Duffaud a figura intera (passata sul mercato nel catalogo Sotheby's, Londra, 5 dicembre 2012, n. 168).Gemito aveva già dato prova in precedenza di questo stile "luministico" lirico che emana dal volto della contadinella in terracotte ben più impegnative, come nel Ritratto di Guido Marvasi, 1874 (Napoli, Collezione del Banco di Napoli) e nello straordinario Ritratto di Domenico Morelli, nella versione in terracotta (Napoli, Museo Nazionale di San Martino) e nel bronzo del 1873 (Collezione del Banco di Napoli), nonché nel Ritratto di Francesco Paolo Michetti, terracotta, 1873 (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), nei quali i volti sono risolti in piccoli tocchi mossi, quasi impressionistici (De Marinis, tavv. 18, 50, 51). Certo questa Contadinella appare molto vicina alle opere liriche del Barbella, quelle con i gruppi a due-tre figure, come  Ritorno (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), Lotta intima, con la giovane che reca una brocca, e Canto d'amore (già proprietà Sirignano), che seguono la poetica dannunziana veristica dell'autore, così come la nostra Contadinella appare come il punto in cui Gemito avverte questo clima delle Novelle della Pescara (Lancellotti, p. 67, tav. II, p. 90, tav. V). Rispetto a Barbella tuttavia Gemito appare meno sentimentale e retorico, schiettamente lirico e naturalista, e quindi meno dannunziano. Con la dovuta cautela, in base alle considerazioni precedenti, la scultura può essere attribuita a Gemito.
Bibliografia di riferimento:
Arturo Lancellotti, Costantino Barbella, Palombi, Roma, 1934;Maria Simonetta De Marinis, Gemito, Japadre, Roma, 1993.
€ 6.000 / 7.000
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sab 28 Ottobre 2017