ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA - II

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Giovanni Battista Quadrone
(Mondovì (Cn), 1844 - Torino, 1898)

Ciarlatani con oche (L'educazione delle oche nel circo), 1897-98

Olio su tela applicata su tavola
cm. 34,5x54

In basso a sinistra: timbro esposizione postuma / G.B. Quadrone (1899).

Storia
Collezione Giuseppina Quadrone Rogier, Torino;
Collezione Giuseppe Pautasso, Torino;
Collezione Ferdinando Colonna, Torino;
Collezione privata, Torino;
Collezione privata

Esposizioni
Postuma di G.B. Quadrone, Torino, Società Promotrice di Belle Arti, 4 - 31 dicembre 1899, sala IV, cat. n. 280;
Mostra Rievocativa Promotrice, Torino, 1922, sala I, cat. p. 25, n. 45;
Giovan Battista Quadrone, a cura di Giuseppe Luigi Marini, Torino, GAM, e Mondovì, Antico Palazzo di Città, 13 giugno - 29 settembre 2002, cat. pp. 129, 220 e copertina (particolare), n. 91.

Bibliografia
Giuseppe Cesare Barbavara, L'Esposizione postuma delle opere di Giambattista Quadrone, in "Emporium", vol. XI, n. 62, Istituto Italiano di Arti Grafiche, Bergamo, 1900, p. 132;
Angelo Dragone, Jolanda Dragone-Conti, I paesisti piemontesi dell'Ottocento, Istituto Grafico Bertieri, Torino, 1947, p. 273;
Marziano Bernardi, Alberto Pasini - G.B. Quadrone, Società Editrice Torinese, Torino, 1949, tavv. XLVII, XLVIII;
Barbara Segal, 100 Years of Circus in Art, R. Alistair Mc-Alpine, Londra, 1970, fuori testo;
Giuseppe Luigi Marini, Annuari in Economia dell'arte. Il valore dei dipinti dell'Ottocento. VI edizione (1988-89), Umberto Allemandi & C., Torino, 1988, p. 295;
Giuseppe Luigi Marini, Quadrone. La vita, i documenti, le opere. Catalogo ragionato. 3 voll., Umberto Allemandi & C., Torino, 1998, vol. I, tav. LIX; vol. II, p. 639, n. 799; vol. III, tav. 799.

Il circo è un tema ricorrente nella produzione matura del pittore, che nell'arco dell'ultimo decennio dell'Ottocento lo affrontò a più riprese, arrivando ad eseguire ben sei differenti versioni oltre a innumerevoli studi, disegni e schizzi preparatori. Il primo dipinto (fig. 1), da considerarsi una sorta di prototipo poi sviluppato negli episodi successivi, risale al 1891; acquistato ancor prima di essere ultimato dal Console Germanico Emilio Mylius, è rimasto di fatto sconosciuto alla letteratura relativa all'artista per riapparire soltanto nella monografia curata da Giuseppe Luigi Marini, riprodotto sulla base di una antica foto d'archivio. Un soggetto quasi analogo fu riproposto nel 1894 (fig. 2); anch'esso prenotato e acquistato ancora in fase di realizzazione da un collezionista italiano, fu esposto riscuotendo un immediato successo di pubblico e di critica. Nonostante l'evidente somiglianza con la versione precedente, l'impegno profuso nella realizzazione di questo nuovo lavoro fu impressionante: Quadrone arrivò persino ad allestire una sorta di circo nel proprio terrazzo, coprendolo con teli e delimitandolo con pareti di legno, per ritrarvi i modelli come all'interno di un teatro di posa. Se la caratterizzazione minuziosa dei tipi e degli atteggiamenti degli spettatori nei diversi ordini di posti sembra essere il principale obbiettivo perseguito in queste due prime realizzazioni, assoggettate ai canoni inevitabilmente aneddotici e un po' didascalici dai quali la pittura "finita" - anche la più raffinata - non potè mai affrancarsi, nei dipinti successivi, eseguiti nel biennio '97-'98, l'interesse sembra trasferirsi dal generale al particolare, dal generico all'analitico, soffermandosi su momenti di vita quotidiana, sui retroscena più "privati" di questo mondo girovago e fantastico. Pochi protagonisti, un clown, un giovane saltimbanco, le funambole in tutù sono maschere di una silenziosa commedia dell'arte colte nella loro routine quotidiana, mentre la realtà esterna viene progressivamente emarginata: le piccole porzioni di cielo e di paesaggio urbano ancora presenti in Le oche ammaestrate I e II (figg. 3 e 4), vengono eliminate in quest'ultimo episodio, nel quale il telone di copertura sembra voler proteggere l'intimità fiabesca della scena da ogni contaminazione della realtà esterna, ormai soltanto evocata dalle suggestive ombre cinesi proiettate sulla tela della recinzione. La luce filtrata ci restituisce un'atmosfera ovattata, giocosa eppure sottilmente malinconica, quasi memore di settecenteschi languori alla Watteau, mentre la diafana presenza del clown - o, forse, l'assenza, dal momento che il personaggio è l'unico non completato - sovrintende impotente allo svolgersi degli eventi: la frusta, ridotta ad un moncone, rende vana ogni velleità autoritaria del corrucciato apprendista stregone (1) a cui le simpatiche oche non sembrano prestare alcuna attenzione. Anche questi ultimi episodi di vita circense godettero di notevole fortuna mercantile, al punto che Le oche ammaestrate: gli esercizi II fu acquistato addirittura dall'allora Re d'Italia Umberto I, e la serie avrebbe potuto persino incrementarsi ulteriormente (2) se la prematura scomparsa del pittore, avvenuta nel 1899, non ne avesse impedito ogni ulteriore sviluppo.
L.G.
 
(1) L'omonimo poema sinfonico di Paul Dukas fu composto, curiosamente, proprio nel 1897
(2) G.L. Marini, 1998, vol. II, p. 636
€ 25.000 / 35.000
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sab 8 Aprile 2017