ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA - II

525

Francesco Paolo Michetti
(Tocco Casauria (Pe), 1851 - Francavilla al mare (Ch), 1929)

La raccolta delle zucche, 1873

Olio su tela
cm. 78x97,7

Firma e data in basso a destra: P. Michetti 73.

Storia
Collezione privata, Francia;
Collezione Franco, Bergamo;
Collezione privata

L'opera è archiviata nel Catalogo Generale Michetti, di prossima pubblicazione, a cura dell'Archivio dell'Ottocento Romano.
Si ringrazia la Dott.ssa Sabrina Spinazzè per le informazioni fornite.

Esposizioni
Francesco Paolo Michetti. Dipinti, pastelli, disegni, a cura di Fabio Benzi, Roma, Palazzo di Venezia, 6 marzo - 1 maggio 1999, poi Francavilla al Mare, Museo Michetti, Palazzo San Domenico, 25 maggio - 30 agosto 1999, cat. pp. 20, 21, 61, 196, n. 10, illustrato a colori.

Bibliografia
Gabriele D'Annunzio, Ricordi francavillesi, frammento autobiografico, in "Fanfulla della Domenica", 7 gennaio, 1883, cit.;
Tomaso Sillani, Francesco Paolo Michetti, Edizioni Bestetti e Tuminelli, Milano-Roma, 1932, p. 50, cit.;
A. Neppi, Il pittore della terra d'Abruzzo, Francesco Paolo Michetti, in "La Stirpe", Roma, luglio, 1932, cit.;
Mattia Limoncelli, Napoli nella pittura dell'Ottocento, Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli, 1952, p. 189, cit.;
Alfredo Schettini, La pittura napoletana dell'Ottocento, vol. II, Editrice E.D.A.R.T., Napoli, 1967, p. 110 cit.;
Dal Naturalismo al Simbolismo. D'Annunzio e l'arte del suo tempo, catalogo della mostra a cura di R. Mammucari, Frascati, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", Villa Mondragone, 22 aprile - 24 luglio 2005, LER, Marigliano, 2005, p. 281;
Gianluca Berardi, Il primato di Napoli: i maestri partenopei dell'Ottocento tra innovazione e mercato internazionale, in "Storia dell'Arte", XV, n. 115, 2006, p. 110;
M. F. Zimmermann, Industrialisierung der Phantasie. Der Aufbau des modernen Italien und das Mediensystem der Künste, 1875-1900, Deutscher Kunstverlag, Monaco, 2006, p. 298, tav. XVIII;
Franco Di Tizio, Francesco Paolo Michetti nella vita e nell'arte, Ianieri Editore, Pescara, 2007, pp. 39, 40.

Questo bellissimo dipinto, tra i più importanti della prima maturità del pittore, è stato esposto per la prima volta in Italia soltanto nel 1999 (1) e deve gran parte della sua popolarità alla penna di Gabriele D'Annunzio, conterraneo e intimo amico di Michetti, che nel 1883 ne fece una aulica descrizione: "Il paesaggio è di Bolognano, un fondo di paesaggio roccioso, erto, a strisce bianche, grigiastre e rossigne di ruggine, che fa pensare a una ruina immane di pagoda, a frammenti di colossi buddistici. Un vapore latteo fluttua nell'aria mattinale, sale dalli acquitrini verdognoli; e le piante dalle larghe foglie ruvide serpeggiano, s'intrecciano sul terreno, si levano in gruppi per l'alto. Per quella freschezza vaporosa vengono uomini e donne con enormi "cocozze" in capo, "cocozze" gialle, verdi chiazzate, di strane forme, di strani contorcimenti, simili a teschi mostruosi, a vasi guasti da gonfiori, a trombe barbariche, a tronchi di grossi rettili disseccati. È un effetto fantastico, quasi di sogno; ma la scena è reale" (2).
Anche la critica successiva (3), sino a tempi relativamente recenti, ha documentato il dipinto fornendone la descrizione senza il conforto della riproduzione fotografica, e riferendosi perlopiù ad uno studio di piccole dimensioni raffigurante il gruppo centrale di personaggi (fig. 1). Ciò è dovuto al fatto che il dipinto fu probabilmente presentato dall'artista alla 89ª Esposizione di Belle Arti di Parigi, dove venne acquistato da un collezionista francese, rimanendo di fatto praticamente sconosciuto al pubblico italiano. Eppure in questo capolavoro giovanile sono già evidentissimi - e proprio D'Annunzio nel suo commento li evidenzia con magniloquente preveggenza - i due aspetti fondamentali che caratterizzeranno lo svolgimento di tutta la successiva attività del pittore: una visione panica, simbolica e quasi decadente della realtà della sua terra, espressa attraverso uno smagliante virtuosismo pittorico di respiro assolutamente europeo. Se per questo secondo aspetto il riferimento sembra essere Domenico Morelli (Mariano Fortuny arriverà infatti a Napoli soltanto nel 1874, diffondendo immediatamente il "virus" del "fortunysmo" in tutta la penisola), per l'aspetto intellettualmente simbolista, che permea fin dagli esordi la realtà arcaica e "primigenia" delle sue immagini popolaresche e contadine, Michetti appare in anticipo di almeno un decennio sui colleghi italiani; il gusto per un simbolismo onirico e estetizzante, ancora sostanzialmente estraneo alla cultura pittorica nostrana, trova in quegli anni un isolato quanto singolare riferimento nell'opera raffinatissima di un altro pittore napoletano, il poco più anziano Edoardo Dalbono, con il quale Michetti mantenne un rapporto di profonda stima e amicizia.
L.G.
 
(1)Francesco Paolo Michetti. Dipinti, pastelli, disegni, Roma, 1999
(2)G. D'Annunzio, Ricordi francavillesi, frammento autobiografico, in "Fanfulla della Domenica", 7 gennaio 1883
(3)Sillani, 1932; Neppi, Il pittore della terra d'Abruzzo, Francesco Paolo Michetti, in La Stirpe, Roma, luglio 1932; Ciglia, La figlia di Jorio.Opera pittorica di F.P. Michetti, Pescara, 1977
€ 60.000 / 80.000
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sab 8 Aprile 2017