Arredi e Dipinti Antichi - I

488

Corrado Giaquinto
(Molfetta (Ba), 1703 - Napoli, 1766)

Sant'Agnese: Allegoria della Mansuetudine

Olio su tela
cm. 46x58

Il dipinto reca una comunicazione scritta di Nicola Spinosa in data 30/03/2006 e una perizia scritta di Emilio Negro in data 16/09/2005.

Secondo Nicola Spinosa: [...] si tratta certamente di un autografo di Corrado Giaquinto, cm. 46x58, riferibile agli anni avanzati della sua attività, di cui si conoscono anche altre repliche autografe o di bottega.
Sulle stesse posizioni di Spinosa si pone anche Emilio Negro: II dipinto, a olio su tela, misura cm 47 x 63, è ben conservato e raffigura S. Agnese, la vergine e martire che fu una delle prime sante della cristianità e che, secondo la tradizione, visse a Roma al tempo delle persecuzioni di Diocleziano. Nei dipinti devozionali, al pari della bella tela in esame, Agnese è raffigurata come una fanciulla avvenente, dai lunghi capelli e con l'immancabile attributo iconografico dell'agnello che le fu assegnato a cagione dell'assonanza del suo nome con il termine latino agnus. Riguardo ai caratteri stilistici del quadro in esame, risulta essere opera di un erudito maestro italiano attivo nei decenni intorno alla metà del Settecento: l'autore della tela evidenzia una cultura visiva ricca di colte citazioni dai grandi pittori dell'epoca barocca, specie quelli di formazione centroitaliana come Pietro da Cortona e Gaulli, scorrendo indietro fino a Lanfranco e, dunque, alla pittura emiliana (Parma e Correggio in primis) e napoletana solimenesca; non mancano, inoltre, echi di raffinato colorismo veneto che rievocano Francesco Trevisani, ed una educazione al disegno di matrice tosco-romana (Luigi Garzi, Benedetto Luti e Agostino Masucci) che poco indugia sulle frivole cadenze rococò, ma si indirizza semmai verso un registro più classico, ispirato allo studio della statuaria antica. L'esistenza di un'altra versione di questa composizione (cm 49 x 64,7, già in raccolta Rojtman Berkam e passata sul mercato internazionale all'inizio del 2005) con perizia di Nicola Spinosa a Corrado Giaquinto, consente di restituire anche la nostra S. Agnese all'artista pugliese nato a Molfetta nel 1703 e scomparso a Napoli nel 1766. Le coordinate culturali di questo maestro sono infatti quelle sopra riassunte, avendo frequentato attivamente, dopo un primo apprendistato in patria, la cultura romana del pieno Settecento: quella, per intendersi, dominata dai vari Trevisani, Masucci, Conca, Odazzi, Zoboli, ecc. Giaquinto ebbe modo di lavorare attivamente per Roma e Napoli, sempre chiamato dalla migliore committenza dell'epoca, lasciando opere anche a Torino, Cesena, Pisa, ecc., giungendo, alla fine della carriera, in Spagna: qui si trasferì nel 1752, licenziandosi dalla romana Accademia di S. Luca, col titolo di pittore di camera dei Reali in sostituzione del defunto Amigoni, ed anche per la corte di Madrid Giaquinto fu attivissimo e ricercatissimo, eseguendo soprattutto piacevoli storie religiose. A conferma dell'attribuzione proposta basterà confrontare la nostra tela con altre del maestro pugliese, che sovente usava replicare le proprie invenzioni: è il caso, ad esempio, della Trinità con Cristo morto, di cui si conoscono le versioni della Galleria Nazionale dell'Umbria a Perugia e della Pinacoteca Comunale di Montefortino (ma il tema fu trattato ulteriormente da Giaquinto: si veda H. Olsen, in Atti del Convegno Internazionale, Molfetta, 1981, ed. 1985, pp. 65-66), opere, al pari della nostra S. Agnese, in cui si evidenzia una pittura assai piacevole caratterizzata da una garbata combinazione delle principali componenti culturali della pittura romana degli anni Quaranta-Cinquanta del XVIII secolo, verosimile epoca d'esecuzione di questa tela di Corrado Giaquinto.
 
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ven 20 Aprile 2012
Prato