Importanti Sculture e Dipinti antichi provenienti da prestigiose committenze private, da Villa Mansi di Lucca e due dipinti di Piazzetta ritrovati - I

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Eccezionale centrotavola composto da diciannove pezzi in porcellana bianca dura biscuit

Diciassette tra statuette e gruppi plastici, due vasi biansati, Manifattura Vienna, 1789-91.
 
Storia:
Già Villa Mansi, Lucca
 
Dichiarato di eccezionale interesse storico artistico dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Milano, Prot. n. 1401 del 18/01/2018.
 
Esposizioni:
Lucca. Il fasto della tavola, a cura di Isabella Boroli e Vittoria Colonna, Lucca, Palazzo Mansi, 7 maggio - 9 giugno 1996, cat. pp. 4-6;
Lucca: "Sfarzo a Palazzo", a cura di Gerardo Mansi, Lucca, Museo Nazionale di Palazzo Mansi, 24 aprile - 24 maggio 1998, cat. n. 1, p. 37;
Mythologica et Erotica. Arte e Cultura dall'antichità al XVIII secolo, a cura di Ornella Casazza e Riccardo Gennaioli, Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti, 2 ottobre 2005 - 15 maggio 2006, cat. n. 211 (La Venditrice di Amorini).
 
L'intero gruppo di porcellane che compone il centrotavola è stato dichiarato di eccezionale interesse storico artistico dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Milano, si riporta parte della relazione allegata al decreto di notifica: "Si tratta di un insieme di biscuit della Manifattura di porcellane di Vienna, realizzati nei primi anni della direzione di Conrad von Sorgenthal (1784-1805), come attesta la marca con lo scudo in blu sottovernice, che ricorre su praticamente tutti gli esemplari. Essi sono di qualità veramente alta per quanto riguarda l'esecuzione formale, con un'accurata definizione fin nei dettagli, e con uno stato di conservazione in alcuni casi eccezionale, che rende in generale questi biscuit qualitativamente superiori ad analoghi esemplari conservati presso il Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti a Firenze, che in ogni caso non possiede il raffinato gruppo della Venditrice di Amori.
Ad eccezione dei due vasi, i biscuit qui discussi ripropongono e si ispirano ad alcuni dei pezzi che componevano un sontuoso, grande centrotavola della Manifattura reale di Sèvres, costituito di quarantanove figure singole o gruppi che il re francese Luigi XVI aveva inviato all'imperatore Giuseppe II d'Asburgo Lorena nel 1777.
[...] Nel 1784 l'imperatore Giuseppe II si trovò a cedere la Manifattura a Conrad Soergel von Sorgenthal, facoltoso ed esperto imprenditore che la riorganizzò e aggiornò, elevando la fabbrica viennese a un ruolo primario in Europa. La fase della sua direzione corrisponde all'epoca d'oro per la porcellana di Vienna (1784-1805): secondo l'imperante gusto neoclassico furono infatti ideate nuove forme e decori, in direzione di una maggior semplicità ed essenzialità, secondo uno stile unico e particolarmente lussuoso. Anche i temi decorativi furono ispirati all'arte classica, conosciuta soprattutto per mezzo delle stampe de L'Antichità di Ercolano esposte e del Voyage pittoresque dell'abate di Saint-Non.
[...] Questi biscuit che, pur nell'ovvia e simmetrica variazione delle dimensioni, ricevono una sorta di omogeneità dal comune terreno erboso caratterizzante quasi tutte le basi su cui direttamente poggiano le figurine, sono da considerarsi appartenenti a un medesimo servito da tavola e per comodità di lettura possono essere ricondotti a due differenti insiemi. Il primo comprende il gruppo dell'Offerta all'Amore e i due candelabri con Flora e Zefiro e Amore e Flora, ispirati alle corrispondenti figure modellate a Sèvres negli anni Settanta del XVIII secolo da Louis-Simon Boizot, capomodellatore della manifattura francese.
L'Offerta all'Amore fu ideato dal Boizot nel 1776 - qui Cupido manca della coroncina di fiori tributata alla vergine sacrificante, come per altro nell'esemplare conservato nelle collezioni fiorentine di Palazzo Pitti - ma il soggetto deriva dal famoso dipinto del pittore rococò Jean-­Baptiste Greuze, del 1767 (Londra, Wallace Collection). L'incisione che C.P. Maciet trasse dal quadro nel 1778 potrebbe esser stata di ulteriore ispirazione per l'originale variante viennese.
I due gruppi di Flora e Zefiro e Amore e Flora - quest'ultimo conosciuto anche come Amour et l'Amitié -, nei quali le statuine risultano integrate alla base colonnare, derivano sì dalla coppia di girandoles disegnate nel 1773 dal Boizot e realizzate in biscuit a Sèvres l'anno successivo (se ne conservano, oltre che a Pitti, al Palazzo Reale di Torino), ma in queste versioni integrate dal piccolo cestino in vimini - come anche nei pezzi di Villa Mansi a Lucca - sulla basetta dietro a Flora del gruppo con Amore ricorre la sigla F, che identifica il modellatore viennese Joseph Dangel, e la data 91, la quale rimanda all'anno di realizzazione di questi esemplari.
Il secondo nucleo è invece più strettamente riferibile a modellatori viennesi, per la precisione a Joseph Dangel e a Johann Gmandtner. Comunque ma solo parzialmente ispirati a modelli di Sèvres sono i biscuit riconducibili al famoso modellatore Joseph Dangel, attivo presso la Manifattura tra il 1762 e il 1804: il Ratto di Europa, la Venditrice di Amori, Amore e Psiche e Due putti con ghirlanda, così come le figure di Esculapio ed Ercole e i gruppi Educazione di Pan e Educazione di Apollo (?). Dovuti a Johann Gmandtner sono invece Igea (?), Onfale e Bacco, Giove, Cerere e la statuina forse da identificarsi con Proserpina.
Tra tutti eccelle sia per l'originalità sia per la qualità esecutiva e il livello di conservazione il raro gruppo con la Venditrice di Amori, che il bossierer Dangel marca sul bordo con F 91 - dove 91 sta per l'anno di realizzazione, 1791. Questo pezzo deriva da un modello in porcellana di Meissen di Christian Gottfried Juechtzer, che lo aveva realizzato tra l'agosto del 1785 e il gennaio del 1786, ispirandosi al soggetto dell'affresco rinvenuto nella Villa Arianna a Stabia (Napoli, Museo Archeologico), subito diventato noto e riprodotto da Raffaello Morghen entro le Antichità di Ercolano esposte (1762, III vol.). Nel gruppo di Dangel rispetto al modello originale variano un poco le pose, in particolare dell'amorino stante davanti alla figura femminile seduta - riconosciuta come l'Amore passionale o Venere - e le stoffe si fanno più leggere, le vesti maggiormente fluenti. La basetta staccata, identica a quella del Ratto di Europa e di altri gruppi, presenta qualche rottura.
Il gruppo del Ratto d'Europa fu ideato ed eseguito la prima volta da Dangel nel 1785, pur guardando al modellò francese ma con sottolineature personali. Nel medesimo anno il maestro modellò anche Esculapio e una sua variante, la scultura di Ercole, che nella posa e negli attributi contamina l'Ercole Farnese (Napoli, Museo Archeologico) con l'Ercole del Palazzo dei Conservatori a Roma, statue entrambe scoperte nel XVIII secolo. Il modello originario di Amore e Psiche fu modellato da Dangel nel 1783 partendo da una copia romana in marmo di una statua ellenistica agli Uffizi, riprodotta con un disegno nell'Inventario illustrato della Galleria degli Uffizi, eseguito per Francesco Stefano Asburgo Lorena, il primo imperatore della dinastia ad essere anche Granduca di Toscana. Rispetto alla variante del servito da tavola di Sèvres, le figure di questo gruppo, che sulla base reca il marchio F di Dangel e la data 89, presentano le ali - di farfalla quelle della fanciulla - e mentre nell'analogo pezzo conservato a Pitti il sesso di Cupido è coperto da una ghirlanda di fiori, qui come nel modello francese è invece celato dalla foglia di fico. Poiché sono evidenti le analogie compositive tra i gruppi di Amore e Psiche e di Due putti con ghirlanda, il modello originale di quest'ultimo a ragion veduta deve essere ricondotto all'ideazione di Dangel intorno al 1785, mentre la realizzazione di questo secondo gruppo al 1789, parallelamente a quello datato di Amore e Psiche. L'esemplare in questione conserva integra la coroncina di fiori, al contrario del pezzo di Pitti. Alla stessa data del 1785 probabilmente il modellatore ideò anche le statuine di Esculapio ed Ercole, che variano sostanzialmente per i soli attributi. I gruppi dell'Educazione di Pan e Educazione di Apollo di questo insieme recano sulle rispettive basi la sigla F del modellatore viennese e il numero 91, che rimanda dunque all'anno di realizzazione.
Le statuine modellate da Johann Gmandtner nel 1791 in continuità e contiguità con quelle del collega, anch'esse ispirate a modelli della statuaria classica, si caratterizzano per eleganze di impronta più marcatamente rococò e una fattura per certi versi più sommaria. Le figure di Igea (?: la fanciulla reca nella mano destra un piattino) e Onfale, siglate entro la base con la B che identifica questo modellatore e datate 91, sono varianti dello stesso flessuoso modello femminile che indossa un peplo, forse ispirato dalla regina di Lidia di Villa Borghese a Roma, conosciuta nel XVIII secolo per mezzo di incisioni. Il particolare Bacco, con la pelle leonina che avvolge i fianchi, come il dio Esculapio siglato B e datato al 91 sotto la base, come si è accennato rimanda però a un'invenzione di Dangel del 1785 e forse deriva da un modello statuario del dio del vino conservato al Louvre. Infine anche dei due eleganti vasi a forma di anfora e di modello più marcatamente neoclassico, caratterizzati dall'originale soluzione dei manici tracciati dalle spire del serpente che circonda sinuosamente il collo, la marca a scudo blu rimanda alla manifattura viennese, il numero 91 sulla base di uno di questi all'anno di realizzazione della gran parte dei diciannove biscuit e la sigla U consente di riferirli a un terzo modellatore della Fabbrica, Kaspar Hartmann.
Benché dunque nei diciannove pezzi siano pregnanti i legami con le invenzioni soprattutto francesi, questa produzione della Manifattura viennese si distingue per l'originale ricezione del rinnovato interesse antiquario italiano, rifiorito nel Settecento in seguito agli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano nonché alla formazione di importanti raccolte archeologiche, divulgate anche tramite stampe e disegni a corredo delle principali pubblicazioni specifiche della seconda metà del secolo. L'influsso dell'antico trovò infatti un circuito privilegiato proprio nella produzione in porcellana europea, per quanto riguarda sia la riproposizione delle forme dei vasi classici sia e soprattutto la divulgazione dei temi e dei soggetti. Inoltre il "freddo candore" del biscuit bene rinviava al nitore dei marmi classici.
Pur essendo beni realizzati da una delle principali manifatture d'oltralpe, i diciannove biscuit viennesi costituiscono una testimonianza rilevante dello scambio di modelli e influssi tra aree artistiche differenti, e per giunta in stretta connessione  con la fase artistica e culturale europea della seconda metà del XVIII secolo che non poté prescindere dai beni archeologici della Penisola italica; inoltre per la complessiva altissima qualità esecutiva, la rilevanza di talune invenzioni e per il generale ottimo stato di conservazione dei gruppi e delle singole figure, nonché per la rara reperibilità in collezioni pubbliche italiane di pezzi analoghi e in condizioni paragonabili si ritiene questo insieme di porcellane di eccezionale interesse per il patrimonio artistico nazionale" (relazione basata sulla ricerca di Ilaria De Palma, conservatore delle Raccolte Storiche del Comune di Milano).
Il centrotavola, come indicato nella scheda relativa al gruppo della Venditrice di Amorini nel catalogo della mostra Mythologica et Erotica, Palazzo Pitti, 2 ottobre 2005 - 15 maggio 2006, è "da sempre conservato in una collezione privata lucchese e quasi certamente giunto al «Palazzo del Sig. Marchese Luigi Manzi in San Pellegrino» conseguentemente alla visita che il 21 e il 22 maggio1785 fecero in Lucca «Ferdinando IV di Borbone Re di Napoli e Sicilia, S.A.M Maria Carolina Arciduchessa d'Austria e G. Duca di Toscana, S.A.M Maria Ludovica Infanta di Spagna sua Consorte, S.A.M Ferdinando Carlo Arciduca d'Austria, Governatore, e Capitano Generale della Lombardia Austriaca con la loro rispettiva corte». [ ... ] In tale occasione seguendo l'uso proprio delle famiglie reali i sovrani per ringraziare dell'accoglienza donarono ai loro ospiti Marchesi Mansi il magnifico gruppo che, composto da diciannove biscuit, si presentava disposto in centro tavola su un apposito parterre" (Mythologica et Erotica. Arte e cultura dall'antichità al XVIII secolo, a cura di Ornella Casazza e Riccardo Gennaioli, Sillabe, Livorno, 2005).
Bibliografia di riferimento:
Sheila K. Tabakoff, Le porcellane di Vienna a Palazzo Pitti, Centro Di, Firenze, 2002, pp. 90-95, 98, 100-103;
Vittorio Natale, Spiritelli, amorini, genietti e cherubini: allegoria e decorazione di putti dal barocco al neoclassico, Silvana Edizioni, Cinisello Balsamo, 2016, p. 132, n. 6.10 (La venditrice di amorini).
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ven 9 Ottobre 2020
TORNATA UNICA 09/10/2020 Ore 15:30