IMPORTANTI DIPINTI ANTICHI - I

172

Pietro Negri
(Venezia, 1628 - 1679)

Giuditta

Olio su tela
cm. 129x90


Storia
Collezione privata, Firenze (1993)

Esposizioni
Immagini del tempo passato. Una raccolta toscana di dipinti antichi, a cura di Marco Fagioli e Francesca Marini, Capalbio, Palazzo Collacchioni, 28 agosto - 11 settembre 2005, cat. pp. 56, 57, n.18, illustrato a colori.

Nella figura della Giuditta, Pietro Negri, con ogni probabilità, prende spunto da opere del manierismo internazionale. Più precisamente, per tramite grafico, di matrice rudolfina, (modalità per altro diffusa nel Veneto, si possono ricordare i quadretti del Carneo da stampe di Bloemaert). Lo si nota, in particolare, nella posa della testa, reclinata all'indietro, e della mano sul petto con l'indice divaricato, che ricordano esempi di Spranger.
Ma, seppur astrattamente assente, l'aria sognante del volto è in linea con il tono generale quasi scanzonato; in effetti il tema truce e serio, (si è appena tagliata una testa!), è sbrigato come una faccenda domestica. La spada, dalla virtuosistica elsa d'oro in testa di rapace, è tenuta nell'incavo del gomito quasi fosse una scopa o una sporta per la spesa. La testa mozzata di Oloferne sospesa nella penombra, non sta in bella mostra dell'azione eroica, ma attende che passi l'indugiare pensoso della Giuditta, per sparire nel sacco, che le porge la fantesca. Quest'ultima deriva da Luca Giordano, e non dimentica di Pietro Vecchia, già altrove fonte di riferimento per il nostro, è risolta con estrema semplicità, al risparmio, anticipando a sua volta certe figure di Sebastiano Ricci giovane.
In linea con le opere dei tenebrosi veneti, Ruschi e Zanchi, di cui frequentò l'Accademia, in primis, la Giuditta si può confrontare con la figura in primo piano dei Santi dell'Ordine Francescano documentata al 1670 in Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, in particolare per la forma della testa, dove gli occhi umidi, il mento rotondo, le labbra carnose e il naso tornano speculari. Inoltre ritorna, nel riempirsi di panneggi e nel gonfiarsi delle tende sullo sfondo, l'horror vacui che spesso caratterizza lo stile del pittore, come ad esempio nelle opere per la Scuola Grande di San Rocco del 1673.
Bibliografia di riferimento
R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Venezia, 1981;
M. Lucco, a cura di, La pittura nel Veneto. Il Seicento, Milano, 2000-2001.
€ 7.500 / 9.500
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ven 12 Aprile 2019
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