Arte Moderna - III

595

Libero Andreotti
(Pescia (Pt), 1875 - Firenze, 1933)

Veronica, 1920

Scultura in bronzo su base di marmo
cm. 63 h.

Reca al verso il Pater Noster in caratteri latini.

Certificato su foto di Lupo Andreotti in data 5 marzo 2009 (in fotocopia).

Costretto a rientrare in Italia da Parigi allo scoppio della guerra nel 1914, Andreotti arriva a Firenze, dove entra nell'orbita di Ugo Ojetti, che diventerà il suo principale critico e sostenitore. Ojetti vede in Andreotti il principale tra gli artisti che avrebbero dovuto rinnovare l'arte italiana; tale rinnovamento sarebbe dovuto avvenire tramite un confronto con i grandi maestri del passato (come, in scultura, Jacopo della Quercia e Nicola Pisano) riletti attraverso un aggiornamento sulle conquiste linguistiche e plastiche dell'arte francese contemporanea (tra gli scultori specialmente dell'opera di Bourdelle e Maillol), al fine di recuperare i perduti valori di sincerità, architettura e decorazione e di giungere ad un equilibrio fra fedeltà alla natura e sintesi stilistica.
Andreotti dal 1923 al 1928 eseguirà molte opere monumentali e celebrative, come il Monumento ai caduti di Roncade, il Monumento ai caduti di Saronno, il gruppo marmoreo dedicato alla Madre Italiana in Santa Croce a Firenze, il Monumento ai caduti di Bolzano, per il quale collabora con l'architetto Marcello Piacentini.
Lo scultore negli anni Trenta si dedicherà soprattutto all'attività di insegnante presso l'Istituto d'Arte di Porta Romana a Firenze, dove morirà nel 1933. Libero Andreotti comincia a dedicarsi a temi sacri soprattutto dopo il rientro in Italia e l'assorbimento delle idee di Maurice Denis sulla necessità di un ritorno ad un'arte che seguisse la "lezione francescana".
Questa versione della Veronica è diversa rispetto all'opera conservata nella Gipsoteca Libero Andreotti di Pescia, alta 110 cm, datata da Ornella Casazza al 1920, anch'essa recante a tergo il Pater Noster, ma in italiano e non in latino, e con impresso sul velo, anzichè la sigla JHS, la Sindone di Cristo.
Si nota già nell'opera la tendenza alla semplificazione formale arcaicizzante e il tono ieratico dell'ultimo periodo di attività, con, come nota la Casazza, la "forma ridotta a colonna, memore di quelle statue-colonne del mondo arcaico greco (una rilettura quasi, ma forse solo come stimolo, dell'Hera di Samo) e prossima anche alla volumetria del San Francesco".
Bibliografia di riferimento
Immagini del Sacro nell'arte toscana del Novecento, Pittura e Scultura, catalogo della mostra a cura di Marco Fagioli, schede a cura di Chiara Stefani, Montopoli Val d'Arno (Pisa), 22 maggio - 20 giugno 2004, pp. 61, 62, 113, tav. 17;
La cultura europea di Libero Andreotti, catalogo della mostra a cura di Silvia Lucchese e Claudio Pizzorusso, Firenze, Museo Marino Marini, 12 ottobre 2000 - 13 gennaio 2001;
Catalogo della Gipsoteca Libero Andreotti, a cura di Ornella Casazza, Firenze, Il Fiorino, 1992;
Claudio Pizzorusso, Silvia Lucchesi, Libero Andreotti. Trent'anni di vita artistica - Lettere allo scultore, Firenze, 1997.
€ 10.000 / 15.000
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sab 29 Novembre 2014