Arte Moderna - II

549

Libero Andreotti
(Pescia (Pt), 1875 - Firenze, 1933)

L'Angelo consolatore

Scultura in bronzo
cm. 59 h. (con base)

Reca monogramma dello scultore: LSA con croce latina.
Reca sul retro la preghiera del Pater Noster in latino, a caratteri epigrafici romani.

Certificato su foto di Lupo Andreotti in data 11 novembre 2008 (in fotocopia).

Secondo la testimonianza orale dello scultore Bruno Innocenti, allievo e successore di Andreotti nella cattedra di scultura all'Istituto d'Arte di Firenze, l'opera è il modelletto di una scultura alta cm 173, di cui esiste il modello originale in gesso presso la Gipsoteca dell'Istituto Statale d'Arte di Firenze; essa raffigura lo stesso Andreotti protetto dal suo Angelo Custode e sarebbe stata eseguita dall'artista, prima ateo, dopo la sua conversione religiosa. Andreotti si è rappresentato con la gabbanella di scultore, tenendosi il volto coperto tra le due mani, mentre l'Angelo Custode lo circonda e lo protegge con le sue ali, ponendogli le mani sulla testa, secondo la tradizione ebraico-cristiana. La datazione del modello più grande in gesso al 1934 circa, contenuta nella scheda del catalogo della Gipsoteca, è da ritenersi errata non solo perchè a quella data lo scultore era già morto (4 aprile 1933), ma anche perchè presso l'archivio del figlio Lupo Andreotti esiste una fotografia dello scultore con due signore in un interno in cui appare su un mobile la versione bronzea dell'opera come questa.
Andreotti aveva dunque fuso delle versioni del piccolo modello.
Il raffronto stilistico conduce a ipotizzare che l'idea dell'opera, che riprende quella della scultura raffigurante il Beato Angelico,  il cui modello in gesso, datato al 1915, ma realizzato più tardi e tradotto in marmo da Bruno Innocenti sotto la direzione del Maestro, ora di fronte alla chiesa di San Domenico a Fiesole, sia da assegnare al 1921 ca. L'idea di una scultura con il rapporto tra due figure in posizione frontale ritornerà anche nella successiva alla Pietà del 1926, eseguita da Andreotti per la Cappella della Madre Italiana in Santa Croce, salvo la conferma della data successiva alla sua conversione religiosa.
L'uso di apporre sul retro della figura una preghiera in latino era stato impiegato da Andreotti anche nella scultura Veronica, realizzata in due diverse versioni nel 1920, tradotte poi in marmo verde della Roja e in bronzo, che recava sul retro il Pater Noster.
L'idea di strutturare un gruppo con L'Angelo alle spalle di una figura in posizione frontale appare anche nell'Annunciazione, 1923-26 circa, in cui l'Angelo con braccia aperte sta dietro la figura della Vergine.
M.F.
Bibliografia di riferimento
Ugo Ojetti, Lo scultore Libero Andreotti, in Dedalo, Rassegna d'Arte, anno I, fasc. VI, novembre 1920, pp.395-417;
Istituto Statale d'Arte, La scultura italiana dal XV al XX secolo nei calchi della Gipsoteca, a cura di L. Bernardini, A. Caputo Calloud, M. Mastrorocco, Firenze, 1989, pp. 8-11, n. 4 (modello in gesso della scultura al naturale);
Libero Andreotti, testi di Ornella Casazza, Raffaele Monti, Vittorio Sgarbi, Mesola, Castello Estense e Comune, 5 settembre - 31 ottobre 1993;
Gipsoteca Libero Andreotti, a cura di Ornella Casazza, Pescia, Toscana Musei, 1992, p. 149, n. 31 e p. 163, n. 13;
Claudio Pizzorusso, Silvia Lucchesi, Libero Andreotti. Trent'anni di vita artistica. Lettere allo scultore, Olschki, Firenze, 1997;
Immagini del Sacro nell'arte toscana del Novecento, Pittura e Scultura, Montopoli Val d'Arno, Chiesa e Conservatorio di Santa Marta e Sala Pio XII, 22 maggio - 22 giugno 2004, Aión, Firenze, Quaderni del Novecento, catalogo a cura di Marco Fagioli, scheda a cura di Chiara Stefani, pp. 61, 62, 113, n. 17.
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Arte Moderna - II

sab 1 Giugno 2013
Prato