Olio su tela
cm. 114x166
Pittore tra i protagonisti del Seicento fiorentino, Cecco Bravo, dopo un apprendistato sotto Giovanni Bilivert e Sigismondo Coccapani, verso il 1620 lavorava nella bottega del Rosselli al fianco di Domenico Pugliani e Giovanni da San Giovanni. Sandro Bellesi ne ha definito recentemente il profilo stilistico: "Artista raffinatamente eclettico, dotato di uno spirito bizzarro e anticonformista, il Montelatici si indirizzò verso una pittura libera priva di regole fisse, che, caratterizzata da pennellate schizzate spesso non prive di pastosità, acuiva magistralmente la forte carica empatica dei suoi personaggi, dalle espressioni tese e a volte caricate". Dopo aver soggiornato in Emilia, ritornato a Firenze fu nominato accademico nel 1638 e condusse a termine gli affreschi incompiuti di Giovanni da San Giovanni in Palazzo Pitti. La sua vena pittorica improntata ad aperture diverse da Tiziano allo Strozzi, si orientò verso "un effetto visionario", sempre più forte, con esiti di assoluta originalità rispetto ai caratteri più "mielosi" del Seicento fiorentino. Questo dipinto, l'allegoria con La Bellezza che tenta di scacciare il Tempo, rappresenta a livello più alto il carattere "visionario" e teatrale della sua pittura.
Bibliografia
Sandro Bellesi, Catalogo dei pittori fiorentini del '600 e '700, Biografia e opere, Firenze, 2009, vol. II, p. 132, n. 1101, vol. I, pp. 203-104.