Arredi e Dipinti Antichi - I

495

Lorenzo Pasinelli
(Bologna, 1629 - 1700)

La Vergine Immacolata a mezza figura

Olio su tela
cm. 82x65

Reca uno studio scritto di Andrea Emiliani, Bologna, 24/08/2006.

Come ha scritto Andrea Emiliani: L'ormai classico modello di Guido Reni, un tempo in San Biagio di Forlì (distrutto o quasi dalla guerra e totalmente ridipinto), che si usava datare sulla metà degli anni '20 o poco oltre, era stato ripreso anche da Simone Cantarini, il Pesarese, che ne aveva tratto anche una mirabile acquaforte intorno al 1637. Il canone formale aveva scelto di figurare una figura femminile di grande dignità e bellezza, eretta in piedi su un corteggio di nuvole e di cherubini, avvitata ed avvolta da veste e manto di eloquio ampio e pressochè musicale. L'immagine di mano di Simone Cantarini apparteneva a quella serie di fogli calcografici - quasi una trentina -, che, pur essendo in gran parte dedicata ad eventi e narrazioni tratte dal Nuovo Testamento, indulge in taluni casi ad una specie di devota imagérie, dotata di speciale affetto familiare.
Naturale era dunque che anche il suo diretto e precoce allievo, Lorenzo Pasinelli, si trovasse poco oltre la morte del Pesarese, avvenuta nel '48 a Verona, a intraprendere alcune imprese connesse o almeno ispirate a tele nate dalla sua fantasia: o addirittura, come ricorda il biografo del Pasinelli, Cavazzoni Canotti, rimaste nello studio ed affidate di fatto alla custodia del Pasinelli non ancora ventenne. In alcuni casi, in realtà, si ritrovano tele nate in primis dalla tavolozza straordinariamente intuitiva e veloce di Simone e in seguito terminate ed acconciate dalla mano dell'intelligente Pasinelli.
Qualcosa di simile è intuibile nella vaghissima Madonna Immacolata che, un tempo nel Convento, sta oggi appesa sulla parete d'ingresso della chiesa del Corpus Domini di Bologna: impostata nitidamente sul modello reniano, ma corretta e per così dire alleggerita sulla base del ricordo dell'incisione del Pesarese: eretta ed alzata sull'intera figura, da essa, e in parallelo cronologico (e cioè intorno al 1660 almeno) si dimostrano scaturite le immagini che furono poco avanti la morte care anche a Elisabetta Sirani.
L'immagine di Maria Immacolata è, in questa inedita tela che appare con chiarezza di mano di Lorenzo Pasinelli, colta di tre quarti, avvolta in un panneggio di nobile ritmo e misura, contraddistinta da un volto di popolare e piena bellezza, lo sguardo dell'osservatore accentrato sulla delicatissima effusione esibita dalle mani portate al seno. Tra i modelli noti della Vergine Immacolata, la stessa che Ludovico Carracci prima e Guido Reni più tardi portarono alla celebrità d'una religione di alta umanità, questa di Lorenzo Pasinelli occupa un ruolo molto eletto e memorabile.
Tale matrice figurativa dovette assumere un rilievo particolare nell'immaginario creativo del Pasinelli, se la stessa immagine verrà ripresa dall'artista nei primi anni Ottanta del Seicento, in una delle tele eseguite per il principe del Liechtenstein Johann Adam, tuttora conservata a Vaduz.
Al presente dipinto, dunque, quale precedente indiscutibile della Madonna del Liechtenstein, va ricondotta l'incisione presente nella Pinacoteca Nazionale di Bologna (mentre altri tre esemplari si trovano presso l'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma ed un quarto è nel Museo di Budapest), che mostra, come qui, la Madonna in un nimbo stellato popolato di angeli, là dove Carmela Baroncini nella monografia dedicata al Pasinelli (Rimini 1993, pp. 264-65 e pp. 387-88) la riconduce alla Madonna di Vaduz, che ci appare invece trasfigurata, nel classicismo pasinelliano più maturo, su uno sfondo uniforme, da cui sono scomparsi gli angeli.
La figura femminile colta di tre quarti di derivazione reniana è del resto un modello che il pittore replica molte volte: nella versione profana delle Sibille (si veda Baroncini, op. cit, pp. 206-207) come nel péndant delle Sante Caterina d'Alessandria e Cecilia della Pinacoteca Nazionale di Bologna (ibidem, rispettivamente p. 205 e pp. 208-10).
In esse, come in questa Madonna, il ritmo elegante delle mani contrapposte e la perfetta torsione della figura lungo la diagonale della tela attestano quel particolare equilibrio raggiunto dal Pasinelli nella mediazione tra modello reale e sua rappresentazione ideale, fra la verità del quotidiano e la sua idealizzazione, che approda ad una grazia naturale, quasi ingenua, umanamente sacra.
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ven 20 Aprile 2012
Prato